Diario della seconda stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciové sota process” (22 settembre 2018)

DATI PRATICI
Data e luogo: 22/09/2018, via Monferrato ang. via Romani, Torino
Durata stanzialità: 1 ora
Spettatori: 50 circa costanti, con ricambi
Ricavo a cappello della serata: € 112,50 Crowdfunding in rete: € 290
Stanzialità seguente
Stanzialità precedente

RICHIAMO ALLO SPIRITO DEL PROGETTO
Tutti sono invitati alla sperimentazione, che intende nascere e svilupparsi empaticamente su strada – e non solo – con il coinvolgimento paritario di pubblico, attori, registi, drammaturghi: dettagli

SECONDA STANZIALITà

La seconda stanzialità avviene ancora a Torino, sul nuovo ciottolato di via Monferrato, di fianco alla Libreria L’ibrida Bottega, che offre sedie al pubblico, favorendone la fidelizzazione. Giunge molto rumore di auto dal vicino corso Casale: decido allora di usare l’amplificazione. Faccio un breve riepilogo di quanto successo nella stanzialità inaugurale in piazza Carignano; poi un richiamo alle difficoltà cercate e all’invito di Shakespeare nel prologo dell’Enrico V: richiesta al pubblico di aiuto immaginifico. Presento quindi l’anciové, spiegandone la condizione di “uomo processato” (richiamo al commento di un bambino fra il pubblico nella stanzialità precedente). Dichiaro che non so cosa farò e che ho bisogno di pause lunghe per pensare: mi viene in mente di raccontare la fiaba di “Spes”, la balena bianca vecchissima, amata da tutti i marinai per la musica meravigliosa che produce solcando i mari. Finita la fiaba, spiego il motivo per cui l’ho raccontata: la volta precedente è venuta fuori prepotente l’immagine del mare e del sale marino. Quindi: nascita del mestiere dell’acciugaio e riassunto delle origini del nostro acciugaio, sino al suo ritorno in terra dopo la visita al regno dei morti. Nel corso del racconto, faccio ancora cenno al bambino che interveniva la volta precedente, con cui a un certo punto stipulai uno strano patto, grazie al quale lui non avrebbe più parlato sinché fosse rimasto: il mio fu insomma un mascheramento dialettico che, esercitato con il sorriso sulle labbra, produsse una libertà negata. Prometto che sul tema della libertà negata tornerò: non manterrò poi la promessa, perché non utilizzerò i brani tratti da Il grande Inquisitore di Dostoevskij che ho portato con me. Ai medesimi brani penso quando, poco dopo, faccio riferimento a un commento vocale lasciato da uno spettatore la volta precedente: prometto che collegherò il tema della libertà negata alle acciughe, al sale e all’acqua marina. Invito a porre domande all’acciugaio alla fine (con registrazione delle medesime grazie al registratore nel taschino dell’anciové, a cui però – ricordo nel momento in cui rivolgo l’invito – mancano le batterie cariche).
Quando giungo a dire dell’incontro con i morti, facente parte dell’avventura “sota sal” dell’anciové – e non ancora “sota process” -, mi riallaccio all’immagine fortissima che in piazza Carignano giunse all’improvviso: sto per svelarla – quell’immagine cambia completamente le modalità del suo incontro con i morti, dico -, quando cambio idea e chiedo di rimanere in attesa, mentre cerco e leggo pochi brani da un romanzo di Salgari (brani che ho scoperto nel pomeriggio), I naviganti della Meloria.
La storia di Salgari, in breve: grazie al ritrovamento di una pergamena in un forziere in fondo al mare, due pescatori scoprono che un comandante della repubblica marinara di Genova, nel 1300, trovò un grande tunnel nel mare Ligure, un tunnel così grande che poteva essere percorso da una nave; ricchissimo, fece trasportare cinquecento schiavi dall’Africa e li impiegò per ampliare il tunnel e farlo sbucare nel mare Adriatico, vicino a Venezia, così da sorprenderne la Repubblica con l’arrivo di navi da guerra. Finita l’opera, fece trasportare di nuovo in Africa gli schiavi sopravvissuti e li “fece internare nel deserto”, facendo giurare ai suoi uomini di non rivelare mai quanto era accaduto. Richiamo, con detti e non detti, alle assonanze utili per il lavoro che stiamo facendo insieme (la scrittura su strada de “L’anciové sota process”).
Proseguo con il ritorno dell’anciové. Elementi nuovi e utili nella drammaturgia (immagini giunte ed evocate):
– i tribunali di cittadini sotto i gazebo nelle piazze, pian piano processano come straniero non solo chi parla lingue sconosciute, ma chiunque avvertano come “diverso” da loro (corsi e ricorsi…); di qui, la nascita di una paura diffusa di “essere processati”;
– se non riescono a stabilire il luogo di provenienza – in cui rimpatriare il “colpevole” – hanno la facoltà di ucciderlo seduta stante, in un modo particolarmente truce, che non intendo svelare in questo resoconto.
Nel momento in cui narravo su strada i particolari truculenti dell’uccisione e dell’impacchettamento – chiamiamolo così – dei resti, mi è venuto in mente che stavo producendo (in modo palesemente esagerato: occorre poi limare toni e temi) quell’utile dislivello di conoscenza tra pubblico e personaggio (ma i rapporti possono essere molti) che – come bene spiegò Gian Renzo Morteo – è “sale” di ogni drammaturgia. Poco dopo infatti il nostro anciové sarà processato e quando dirà da dove arriva – il regno dei morti – nessuno gli crederà; condannato all’espulsione in quanto straniero – nessuno ne capirà la lingua che parla, il piemontese -, non si saprà però dove rimpatriarlo perché non rivelerà la sua “vera” provenienza: verrà fatto a pezzi seduta stante. All’inizio del processo dunque il pubblico conoscerà il rischio che l’anciové corre – ancor di più lo avvertirà durante la lunga risposta con cui il nostro racconterà la terra non credibile da cui giunge – e lui invece non ne saprà nulla. Ecco il dislivello.
E’ il momento buono per svelare l’immagine fortissima che ribalta le modalità dell’incontro con i morti – penso – e lo faccio: intercapedine marina al centro della terra, intorno alla parte infuocata, collegata ai mari della terra tramite tunnel e abitata da tutti i morti di tutti i tempi, che vi fluttuano liberi, conservati dal sale. Richiamo la “corsia preferenziale” per chi muore in mare e poi corro nella lettura dell’incontro con i morti calandolo nel nuovo habitat (diventerà una risposta dell’anciové processato).
Concludo in quel modo, ma solo dopo avere citato velocemente i brani letterari utilizzati nella stanzialità precedente e dopo avere letto la poesia di Amilcare Solferini che – ora lo sappiamo – diventerà viatico di molte stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciové sota process”: Catastrofe.

III stanzialità | Domenica 7 ottobre 2018 – “STRAD-RAMA – L’anciové sota process” al Filatoio di Caraglio

Questa stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciové sota process” avviene grazie al contributo “a premio” tramite crowdfunding da parte dell’Associazione Contardo Ferrini; ed è inserita nell’iniziativa SconfinaMenti, curata dalla stessa Associazione.

Cosa può succedere a un uomo che, a causa dei postumi di uno strano sogno, riesce solo più a parlare in piemontese, è di ritorno dal regno dei morti e – parendo a tutti sconosciuta la sua lingua – viene scambiato per un profugo?

42435064_263153934335373_6796496424038039552_n

Il nostro Anciové si trova in una terra in cui la lingua che parla non è più ricordata da alcuno. A nulla vale il tentativo di spiegare agli uditori che il piemontese è nato proprio in quei luoghi, è parte – come lui e loro – di quella terra: per tutti, a parlare è uno straniero. Non avendo documenti e risultando quantomeno bizzarra la provenienza dichiarata, si stabilisce che è un migrante; in quanto tale è pericoloso e – secondo le più recenti disposizioni di legge – viene processato per direttissima.
Chi rifiuta l’Anciové, senza accorgersene, espelle un pezzo di sé.

Marco Gobetti prosegue la creazione e la scrittura su strada de “L’anciové sota process”, con la terza stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciové sota process”, presso il Filatoio di Caraglio, in Via Giacomo Matteotti, 40 a Caraglio (CN), domenica 7 ottobre 2018 alle h 15.00.
Tutti sono invitati alla sperimentazione, che intende nascere e svilupparsi empaticamente su strada – e non solo – con il coinvolgimento paritario di pubblico, attori, registi, drammaturghi.

Tutti possono sostenere “teatrosustrada.2018/19”; con offerte libere o contributi “a premio”, mirati a costruire stanzialità di “STRAD-RAMA | L’anciové soto process” e la scrittura in corso di TEATRO DI RICICLO | 130 repliche de “Il nome della rosa”: http://sostieni.link/19359
Le offerte, come la presenza all’esperimento spettacolare, sono assolutamente libere.

Cos’è teatrosustrada.2018/19? : https://bit.ly/2MymjOi
Cos’è STRAD-RAMA | L’anciové soto process? : https://bit.ly/2wOznEu

Informazioni dirette: 347.0522739 o azionateempatieurbane@gmail.com

Diario dell’inaugurazione di “STRAD-RAMA – L’anciové sota process” (9 settembre 2018)

DATI PRATICI
Data e luogo: 9/09/2018, piazza Carignano, Torino
Durata stanzialità: 2 ore
Spettatori: all’inizio una sessantina; punta massima di 101 durante; alla fine 84.
Ricavo a cappello della serata: € 195,70 Crowdfunding in rete: € 40

RICHIAMO ALLO SPIRITO DEL PROGETTO
Tutti sono invitati alla sperimentazione, che intende nascere e svilupparsi empaticamente su strada – e non solo – con il coinvolgimento paritario di pubblico, attori, registi, drammaturghi: dettagli

PER ARTICOLO DIARIO

DETTAGLIO DELL’INCIPIT DELLA STANZIALITA’ INAUGURALE DEL 9 SETTEMBRE
Comincio chiedendo se tutti mi sentono. Chiedo poi una disposizione armonica nello spazio. Ringrazio tuti. Mi scuso perché non so assolutamente cosa farò. Paragone tra la scrittura intima e la scrittura su strada. Immagine del foglio bianco e concetto delle immagini nascoste dietro ai segni neri sul foglio. Spiegazione del progetto: STRAD-RAMA e Teatro di riciclo. Allargo il concetto di trasformazione del processo produttivo di uno spettacolo – in ogni sua fase – in processo spettacolare: se STRAD-RAMA è ascrivibile a questo concetto, il Teatro di Riciclo, che nei prossimi mesi racconterà 130 repliche dello spettacolo Il nome della rosa, è un travaso di generi, perché evoca con il racconto momenti della rappresentazione di uno spettacolo che non c’è più. Spiego l’argomento della sessione di “STRAD-RAMA: l’anciové sota process”. Gioco dialettico con un bimbo in prima fila per ottenerne l’ascolto. Gioco dei tre ringraziamenti (retorici e non) con richiesta di applausi, a tre soggetti istituzionali: Stato, Regione e Comune. Aumenta il pubblico: chiedo di liberare un passaggio che va a una porta di palazzo Carignano, che mi sta alle spalle. Intervento di uno spettatore: lo riconosco, era già intervenuto in altri miei spettacoli su strada, in particolare ne “I libri sulla strada”. Raccolgo con rispetto la sua osservazione, ma senza darle un peso particolare, perché non serve e porta me e il pubblico fuori strada. Cenni sulla storia da cui nasce la “maschera” de l’Anciové e sullo spettacolo che la evocò; il sogno di un uomo del presente: è un acciugaio (spiego chi erano gli accciugai e come ebbe origine il mestiere – dal contrabbando del sale alla vendita di acciughe) che però è chiuso nel barile insieme alle acciughe. Si sveglia ma è ancora nel sogno, poi si sveglia per davvero. Riesce solo più a parlare in piemontese. Si fa la doccia, ma le acciughe e il sale continuano a girargli in testa. Esce di casa, ha una forte urgenza di parlare alla gente, ma non sa assolutamente cosa dire: paragono la sua situazione alla mia in piazza in quel momento. L’anciové sceglie di raccontare i principi fondamentali della Costituzione e vende, insieme a ogni articolo, grissini e acciughe in giro per le piazze. Guadagna tanti soldi, finché incontra uno che, invece di ascoltarlo soltanto, ripete tutto ciò che dice lui: gli “vende” il suo mestiere, donandogli tutti i soldi che ha guadagnato. Va a incontrare l’unico pubblico “che gli resta da incontrare”: i morti. Presentazione del nuovo acciugaio, della sua nuova avventura. Lui ritorna dal regno dei morti. Parlerà in prima persona, spiego: ovviamente in piemontese. Ipotizzo che lui arrivi in piazza Carignano, dove ci troviamo. E’ appena uscita una legge che prevede che lo straniero, appena riconosciuto in quanto tale, venga processato per direttissima e condannato all’espulsione immediata o… decideremo a cos’altro, dico. I processi sono fatti da gruppi di tre cittadini, ciascun gruppo sotto un gazebo colorato; ipotizzo gazebi verdi e gazebi tricolore (bianco, rosso e verde). Annuncio che tutti potranno scrivere domande o considerazioni all’acciugaio: o direttamente sul quaderno accanto a me o dicendogli direttamente qualcosa, perché lui raccoglierà ogni voce, avendo un registratore nel taschino…

CENNI SINTETICI SUL PROSIEGUO
Nell’ora e mezza successiva, leggo alcuni fra i brani che mi sono venuti in mente nel pomeriggio – per associazione di idee o per contrasto – pensando a ciò che andavo a fare: un brano di Piero Gobetti (la visione di Torino mentre parte per l’esilio), due brani di Cesare Pavese (da “Tra donne sole” e “la luna e i falò”) e una poesia in piemontese di Amilcare Solferini: Catastrofe. Uso quest’ultima, spiego, per provare a “entrare” nella lingua dell’anciové e per richiamare un’assunzione di responsabilità collettiva nei confronti dei pericoli che ci circondano; perché “tutto riguarda tutti”. Durante la lettura interviene il solito spettatore: questa volta raccolgo la sua provocazione, mi serve; risate del pubblico sul suo ruolo di improvvisato filologo. Poi lettura della nascita dell’anciové, preceduta dalla traduzione. L’evento, fra tutti, più notevole dal punto di vista dell’evoluzione drammaturgica: la visione dettagliata del regno dei morti, che esula da quanto già si sapeva dalla vicenda già nota dell’anciové. Il travaso dei mari del mondo in canali che sono collegati con un’intercapedine interna alla terra, che fa da protezione e ambiente di raffreddamento alla parte caldissima centrale; e il passaggio di tutti i morti attraverso i canali per andare ad abitare il mare interno alla terra: l’acqua e il sale, che conserva, non distrugge. I canali verso il centro della terra, sono corsia preferenziale e diretta per chi muore in mare.
La stanzialità si conclude con l’immersione nella descrizione del regno dei morti tramite i versi del testo originario, relativo alla prima avventura dell’anciové; e con l’invito al pubblico perché parli all’anciové e/o gli scriva sul quaderno. Invito anche a lasciare – chi lo vuole – indirizzi e.mail sul quaderno stesso, per essere informati sulle future stanzialità.

FRASI CHE L’ANCIOVE’ HA RACCOLTO CON IL REGISTRATORE NEL TASCHINO
– Senta, ma lei conosce l’Outlet *** (nome di esercizio commerciale)? Se non lo conosce vuol dire che lei non è un italiano.
– Mangiare senza sale.
– Ciao anciové. Senti ma.. ti volevo fare questa domanda: tu la bagna cauda come la fai? Cioè, l’aglio, le acciughe, la preparazione… sicuramente ne hai sentite tante di ricette. E in tante piazze. C’è chi ci mette le noci… chi ci mette la panna… Sono cose gravi, queste. Non devono accadere. O sì invece? Magari sì. Sono tante nonne che hanno tante ricette diverse… E un solo popolo… o sono tante acciughe… o una in particolare che va… che ne so. Chiedo a te, tu che ne sai tante… Sì, bravo, è una bella idea, e poi? E anche le scarpe. Fico. Va bene. E hai begli occhi anche. Ok. Grazie. Ciao.
– A Marrakech ho visto un contastorie e non capivo niente. Ma era bellissimo e ho ascoltato tutto lo spettacolo senza capire una parola. Quindi forse la bellezza è superiore alla differenza di lingua o alla comprensione delle parole.
– Volevo ringraziare perché due frasi sono state importanti. Questa: che il sogno è solo la scintilla che fa scattare l’azione; ma poi ci vuole l’azione. E l’altra… non me la ricordo in questo momento… ritorno.
(stessa voce, dopo 60 secondi) L’altra importante è questa: che le cose che sembra non abbiano senso, a volte hanno il doppio del senso.
– Scusa acciugaio, spero di non disturbarti. Volevo chiedere a te una cosa che poi devi chiedere, appena hai tempo, a Marco: io non so se tu hai fatto caso che ogni tanto all’inizio, diceva che bisognava lasciare aperto un corridoio sulla destra, no? Poi sono venute delle persone nuove che hanno di nuovo riempito il passaggio. E Marco ha detto che dovevano spostarsi… ma, a cosa è servito sto passaggio? Niente, volevo sapere questo. Comunque sei sempre straordinario come sempre. Anche Marco, ma tu sei meraviglioso. Noi, questo corridoio… ci è rimasta un po’ questa curiosità… questa via di fuga che poi… E poi… se vuoi una bella ricetta per le acciughe marinate, Marco ha il mio numero e… magari te la scrivo. Va bene?
– Volevo chiederti, dopo tutto questo sale, dopo tutta questa acqua… dopo tutta questa musica, che orizzonte vedi davanti a te? Qual è il tuo prossimo orizzonte? Grazie.
(stessa voce, dopo 40 secondi) Scusami, questo orizzonte… intendo il nostro orizzonte. Questo processo che ti accusa di ciò che tu non sei. Qual è il nostro prossimo orizzonte?
– Insieme dai. (Prima voce) Tu hai una registrazione ma noi non abbiamo nulla da dire se non che siamo stati contenti dello spettacolo. (Seconda voce) E di averti conosciuto. (Prima voce) Come suggerivo prima a Marco, aggiungi anche il giallo nella tavolozza cromatica dei nuovi potenti. Nei gazebo. Ciao, in bocca al lupo.
– Allora, io mi sento di dirti delle cose, caro anciové. Almeno, per quanto mi riguarda io volevo chiederti questo: secondo te nei confronti dell’inquisitore, uno come si dovrebbe porre? Perché l’inquisitore secondo me nasce non perché interessato alla verità. O interessato alla profondità delle cose che succedono. Ma perché cerca di anteporre la stabilità e l’ordine a tutto ciò che secondo lui è meritevole di essere conservato. Quindi è in teressante perché l’inquisitore si pone a strutturare un ordine precostituito senza andare invece a criticarlo. Senza… E questo io penso che… Tu sei molto importante perché sei uno che riesce a mettere in luce davvero e a togliere dei veli a quest’ordine che produce vittime. Quindi io ti ringrazio.
– Volevo chiederti perché hai gli occhi così grandi. E poi mi piacerebbe che fossi un po’ più diretto… dato che viviamo tempi difficili… e… si capisce dove vuoi andare a parare… però a prendersela un po’ con questi bastardi che fanno morire la gente in mare… sarebbe bello che almeno tu fossi un po’ più diretto.
– Ciao ciao.
– A me interessava solo saper come stavi. Ero un po’ preoccupato. Ciao.

FRASI SCRITTE DAL PUBBLICO SUL QUADERNO 
– Questa corte fa notare all’imputato che gli è stato dato il diritto di difesa. Ma lo stesso, parlando una lingua sconosciuta, ovvero non comprensibile a questi giudici, è da intendersi che vi ha rinunciato, anzi così facendo ha anche oltraggiato la corte!
– Lei signor acciugaio è stato vaccinato contro l’ingiustizia, l’intolleranza a l’egoismo?
– meglio brani monolingua che traduzioni a paragrafo (che interrompono il pathos). Anche non capire è bello: lascia spazio all’immaginazione!
– Volevo chiedere all’acciugaio se tra i morti ha potuto stringere la mano e parlare a mio nonno Turiddu, bracciante comunista siracusano che ha riso tutta la vita, lavorando duro e circondato da democristiani.
– Caro acciugaio, se sogni di essere sveglio nel sogno e sei veramente sveglio nel sogno di essere sveglio, come vorresti realmente svegliarti?
Come uomo?
Come donna?
Come acciuga?
E se sogni chi essere da sveglio; vorresti di nuovo sognare di tornare nel buco del mare ad accarezzare i morti, abbracciandoli e raccontando loro di un mondo senza frontiere e dove il mare ritorna ai pesci e la terra agli uomini.

PER ARTICOLO DIARIO3

Prossima stanzialità: sabato 22 settembre 2018, dettaglio
Crowdfunding: http://sostieni.link/19359
Pagina fb: https://www.facebook.com/teatrosustrada201819
Informazioni: azionateempatieurbane@gmail.com | 3470522739

 

II stanzialità | Sabato 22 settembre 2018 – “STRAD-RAMA – L’anciové sota process” in via Monferrato a Torino

Cosa può succedere a un uomo che, a causa dei postumi di uno strano sogno, riesce solo più a parlare in piemontese, è di ritorno dal regno dei morti e – parendo a tutti sconosciuta la sua lingua – viene scambiato per un profugo?

IMG_0725

Piazza Carignano, Torino – Inaugurazione di teatrosustrada.2018/19

Il nostro Anciové si trova in una terra in cui la lingua che parla non è più ricordata da alcuno. A nulla vale il tentativo di spiegare agli uditori che il piemontese è nato proprio in quei luoghi, è parte – come lui e loro – di quella terra: per tutti, a parlare è uno straniero. Non avendo documenti e risultando quantomeno bizzarra la provenienza dichiarata, si stabilisce che è un migrante; in quanto tale è pericoloso e – secondo le più recenti disposizioni di legge – viene processato per direttissima.
Chi rifiuta l’Anciové, senza accorgersene, espelle un pezzo di sé.

Dopo il bel successo dell’inaugurazione in piazza Carignano, Marco Gobetti prosegue la creazione e la scrittura su strada de “L’anciové sota process”, con la seconda stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciové sota process”, in via Monferrato angolo via Romani, a Torino, sabato 22 settembre 2018 alle h 20.30 (in caso di pioggia, all’interno della Libreria L’ibrida Bottega).
Tutti sono invitati alla sperimentazione, che intende nascere e svilupparsi empaticamente su strada – e non solo – con il coinvolgimento paritario di pubblico, attori, registi, drammaturghi.

Tutti possono sostenere “teatrosustrada.2018/19”; con offerte libere o contributi “a premio”, mirati a costruire sessioni di “STRAD-RAMA | L’anciové soto process” e la scrittura in corso di TEATRO DI RICICLO | 130 repliche de “Il nome della rosa”: http://sostieni.link/19359
Le offerte, come la presenza all’esperimento spettacolare, sono assolutamente libere.

Cos’è teatrosustrada.2018/19? : https://bit.ly/2MymjOi
Cos’è STRAD-RAMA | L’anciové soto process? : https://bit.ly/2wOznEu

Evento fb: https://www.facebook.com/events/1235429816606753/
Informazioni dirette: 347.0522739 o azionateempatieurbane@gmail.com

______

L’azione su strada avviene in forza del DPR. del 28 maggio 2001 n. 311, che all’articolo 6 abrogò i commi primo e secondo dell’art.121 del TULPS (in base ai quali dovevano essere effettuate le richieste di iscrizione al Registro dei Mestieri Girovaghi e le richieste di permesso per le esibizioni); per quanto riguarda il Piemonte, si attua in base alla legge regionale 15 luglio 2003, n. 17 e alle integrazioni normative adottate dai Comuni del territorio piemontese nello spirito della legge stessa.

I stanzialità | 9 settembre 2018 – h 20.00 – piazza Carignano, Torino | “STRAD-RAMA – L’anciové sota process”

Cosa può succedere a un uomo che, a causa dei postumi di uno strano sogno, riesce solo più a parlare in piemontese, è di ritorno dal regno dei morti e – parendo a tutti sconosciuta la sua lingua – viene scambiato per un profugo?

Marco_Gobetti-settembre_2015

Il nostro Anciové si trova in una terra in cui la lingua che parla non è più ricordata da alcuno. A nulla vale il tentativo di spiegare agli uditori che il piemontese è nato proprio in quei luoghi, è parte – come lui e loro – di quella terra: per tutti, a parlare è uno straniero. Non avendo documenti e risultando quantomeno bizzarra la provenienza dichiarata, si stabilisce che è un migrante; in quanto tale è pericoloso e – secondo le più recenti disposizioni di legge – viene processato per direttissima.
Chi rifiuta l’Anciové, senza accorgersene, espelle un pezzo di sé.
Marco Gobetti inizia la creazione e la scrittura su strada de “L’anciové sota process”, con la prima sessione di STRAD-RAMA, in piazza Carignano, a Torino, domenica 9 settembre 2018 alle h 20.00 (in caso di pioggia, sotto i portici di piazza San Carlo).
Tutti sono invitati alla sperimentazione, che intende nascere e svilupparsi empaticamente su strada – e  non solo – con il coinvolgimento paritario di pubblico, attori, registi, drammaturghi.
Tutti possono sostenere “teatrosustrada.2018/19”; con offerte libere o contributi “a premio”, mirati a costruire sessioni di “STRAD-RAMA | L’anciové soto process” e la scrittura in corso di TEATRO DI RICICLO | 130 repliche de “Il nome della rosa”: http://sostieni.link/19359
Le offerte, come la presenza all’esperimento spettacolare, sono assolutamente libere.
Cos’è teatrosustrada.2018/19? : https://bit.ly/2MymjOi
Cos’è STRAD-RAMA | L’anciové soto process? : https://bit.ly/2wOznEu
Informazioni dirette: 347.0522739 o azionateempatieurbane@gmail.com
______

L’azione su strada avviene in forza del DPR. del 28 maggio 2001 n. 311, che all’articolo 6 abrogò i commi primo e secondo dell’art.121 del TULPS (in base ai quali dovevano essere effettuate le richieste di iscrizione al Registro dei Mestieri Girovaghi e le richieste di permesso per le esibizioni); per quanto riguarda il Piemonte, si attua in base alla legge regionale 15 luglio 2003, n. 17 e alle integrazioni normative adottate dai Comuni del territorio piemontese nello spirito della legge stessa.