Il bracciante e l’anciuvé. Di come precipita il doppio di un migrante.

Nota alla X stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess”

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A costo di parere superficiale, sarò estremamente sintetico: così leggono più persone sino alla fine. Metto anche, per prima, una foto che colpisca. Mancano certo dei dati (la situazione tra l’altro muta di giorno in giorno), ma quelli che cito corrispondono al vero.

Avevo tutto chiaro. Era perfetto. Per concludere e rilanciare il mio progetto di scrittura su strada, avrei portato “l’anciuvé suta prucess” a Saluzzo, centro nevralgico di un territorio dall’agricoltura fiorente, dove ogni anno arrivano centinaia di braccianti. Gente in cerca di lavoro. Tutti africani. Arrivano a cercare lavoro e a offrire una manodopera che lì non c’è più. L’economia locale ne ha bisogno, quindi.  Gente che fa decine di chilometri al giorno in bicicletta per andare al lavoro o a cercare lavoro: raccogliere kiwi, pesche, mirtilli. Gente che viene a Saluzzo a farsi sfruttare, rifiutare e discriminare, perché le alternative al sud sono persino peggiori: piantare cipolle in Calabria significa stare in ginocchio tutto il giorno a riempire buchi, con uno dietro che ti dà calci in culo per farti andare più forte, senza orari e per 25 euro al giorno (quando va bene).

IMG-20190616-WA0003Ma “Saluzzo è un modello di accoglienza”, recita uno slogan ricorrente: c’è un locale comunale che ospita i braccianti in possesso di un contratto. Lo si apre in un più o meno determinato giorno dell’anno e ci sono una decina di docce e di angoli cottura in un cui si lavano e cucinano centinaia di braccianti. Vengono controllati da volontari facenti capo a soggetti istituzionali e viene loro negata, nel locale, ogni possibilità di auto-organizzazione e autodeterminazione: sono quelle stesse persone che al mattino partono in bicicletta per fare, a volte, decine di chilometri e andare al lavoro. Sono le stesse persone che non potranno rientrare al centro se si assenteranno per due giorni consecutivi (vietati dunque il ricongiungimento ad affetti o la ricerca di incontri, di vita, oltre l’orario lavorativo) e a cui nessuno – o quasi – pare sia intenzionato ad affittare un alloggio a Saluzzo: non importa se lavorano e possono pagare. Sorvoliamo – per sinteticità, qui – sulle paghe e sulla regolarità dei contratti o meno. Fuori da quel centro ci sono altri braccianti o aspiranti tali, che non possono entrare a dormire. O perché non hanno ancora un contratto, o perché – pur avendolo – sono stati rifiutati: sulla base di uno sguardo, in modo discrezionale. Devono riprovare fra qualche giorno.

IMG-20190616-WA0001Prima che aprisse il locale comunale – prima del giorno fatidico, quest’anno – erano tutti accampati lungo la grande via che lo fronteggia, sui marciapiedi a destra e sinistra: tutti all’erta di notte, perché nel Comune di Saluzzo è anche in vigore un’ordinanza anti-bivacco. Può succedere che le forze dell’ordine ti sveglino alle tre del mattino e ti requisiscano coperte e tende: è successo. Tanti cucinavano in pentole di fortuna a bordo strada, oltre il fossato, e tanti tentavano la sorte: macinando appunto decine di chilometri in bicicletta, per lasciare i loro dati a potenziali datori di lavoro, di cascina in cascina. C’era il ciclista, arrivato da Rosarno, che aggiustava e commerciava biciclette. C’erano i veterani, con le idee chiare, che davano istruzioni ai nuovi. C’era un tentativo di sopravvivenza, di solidarietà e di scambio. Poi è arrivato Aboubakar Soumahoro, un sindacalista con le idee chiare e senza paura e ha spiegato a tutti quanti i loro diritti e la necessità di difenderli. Lo ha fatto con un linguaggio che tutti potessero capire. Sembra un po’ una fiaba, ma è accaduto. Accade. Come accade che il Comitato Antirazzista Saluzzese provi in tutti i modi ad aiutare i braccianti: a offrire loro opportunità di rivendicazione e di vita dignitosa, anche cercando l’intreccio con l’azione di altri gruppi, soggetti e persone complici. Reti di persone solidali.

IMG-20190616-WA0004Ed ecco che scocca il giorno fatidico: è il giorno dopo il discorso del sindacalista, quando le menti dei braccianti lavorano, gli sguardi si moltiplicano, i dialoghi nascono, le speranze crescono, il bisogno di dignità spinge e ogni pedalata alimenta una sfida. Serve un regalo, un “meno peggio” per placare gli animi e dimostrare che “l’accoglienza funziona”: che qui esiste un modello d’accoglienza. Peccato che certi modelli siano tristemente monocromi e monolitici; e che raramente mostrino ombre e crepe reali. Se le mostrassero, non sarebbero quei “certi” modelli. Per essere tali devono invece armarsi di pareti lucide, condite di crepe, sì, ma abnormi, così grandi da non essere viste. Allora si promette a tutti quanti che il locale sta aprendo. Che tutti raccolgano dunque tutti i loro averi e si presentino di fronte al cancello! Che nulla rimanga sui marciapiedi a destra e sinistra. Tutti i braccianti sono ora di fronte al cancello: è stata data loro la speranza e sorridono. Almeno alcuni sorridono. Se tutti devono togliere tutto dalla strada, tutti entreranno. E invece no. E non solo. Appena i braccianti sono di fronte al cancello, sbucano gli operai e in quattro e quattr’otto erigono un grande muro di lamiera. Un muro che taglia la via, che taglia i marciapiedi e le ombre rimaste dei loro abitanti e le aureole di pentole e di ali di pollo e di bici e coperte e cartoni. Aureole oltre la lamiera. Fuochi fatui di vergogna. La vergogna infinita, indicibile e irriconoscibile – perché non provata e anzi eletta a merito – di chi fa costruire quel muro. Di chi mente un attimo per violentare sorrisi. Le violenze colorano tanto gli attimi quanto i secoli. E non guardano in faccia a presente passato e futuro. E i muri presentano sempre il conto. A tutti. Come i sorrisi e le lacrime. Perché tutto riguarda tutti. E a volte tempo e spazio coincidono.

img_0974Lo sapeva bene l’anciuvé suta prucess. Mi sto dilungando, chiedo scusa: mentivo, quando promettevo brevità. Ma era una bugia buona. Serve però, ora, leggere sino alla fine, lo prometto e non mento. Ora no. L’anciuvé era stato tra i morti. Non importa se non riepiloghiamo tutta la sua storia. Bastano lampi. Non entrano tutti i braccianti a dormire nel locale comunale: restano in tanti uomini fuori – già lo sappiamo, quelli senza contratto e quelli per i quali neppure averlo basta per entrare -; restano là a bivaccare fra il muro di lamiera, il cancello e altri uomini, in divisa, mandati a controllarli. L’anciuvé sapeva che i morti sono tutti sott’acqua, girano vorticosamente in una grande intercapedine intorno al centro della terra… taglio corto: vi basti sapere che quel liquido in cui sono – “che” sono – serve a raffreddare il centro infuocato della terra e senza di quel liquido finiremmo tutti arrosto, noi vivi. Corsia preferenziale per l’intercapedine ce l’hanno i morti in mare, perché da tutti i mari partono cunicoli attraverso cui vengono catapultati nell’intercapedine. Taglio ancora più corto. Così precipito insieme a voi che leggete. Proviamoci insieme. Proviamo a precipitare in cielo per vedere chiaramente chi precipita sottoterra, in acqua. Vinciamo ogni legge di gravità. Reiteriamo immagini: non entreranno tutti nel cancello, i braccianti, perché servirà avere un contratto e se non si supereranno gli sguardi neanche quello basterà e poi, dentro, troveranno le poche docce, qualche fornello per centinaia di persone, i controlli… etcetera etcetera: il resto è già scritto qui sopra. Vale pure rileggere. Partiamo con immagini chiare, riviste. L’anciuvé parla solo più in piemontese per lo scherzo di un sogno: in pochi capiscono il suo dialetto e allora lo scambiano per un migrante e tre cittadini lo processano in piazza. Chi resta fuori dal cancello bivacca adesso in uno spazio limitato, controllato e controllabile: privato di ogni diritto, è spinto ad andare altrove; al di là del muro di lamiera, la memoria del bivacco trascorso riscrive il limite al meglio (il peggio è scomparso). Dell’anciuvé non si riesce a stabilire la provenienza, quindi non lo caricano sulle camionette pronte in piazza e non lo portano in un centro di detenzione e poi su un aereo o su una nave che lo rimpatri. No, per lui, di cui non si sa da dove arrivi, c’è la motosega pronta: lo farà a pezzi, il gruppo di cittadini con mandato governativo, e lo bruceranno nelle vaschette di acido pronte sotto il gazebo in piazza e con il liquido che ne risulterà riempiranno una tanica che finirà con tante altre in un container, che verrà caricato su una nave e che nel bel mezzo del Mediterraneo verrà aperto e tutte le taniche saranno svuotate in mare. E quel liquido imboccherà un cunicolo e finirà in quell’intercapedine che raffredda il centro della terra: ironia della sorte.

IMG-20190616-WA0010Ecco, ora ho tutto chiaro: stanno per condannare l’anciuvé, lo sto facendo condannare evocandone la storia nel dehor del ristorante “La Castiglia”, nel cuore delle antiche prigioni di Saluzzo. Ne racconto la storia perché il proprietario del ristorante è solidale. Un ristoratore solidale e illuminato, che si fa promotore di un’azione complementare alla solidarietà e ai lumi dei ragazzi del Comitato Antirazzista Saluzzese, di cui ho scritto sopra. Stanno per fare a pezzi l’anciuvé, quando si fa avanti un bracciante: ora so che arriva diritto da quella piccola porzione di bivacco, delimitata da quel muro di lamiere, figlia di speranze tritate. Tritate in un attimo, a foraggiare orgogli indegni. Parla una lingua straniera, non lo capiscono; è dunque un migrante, come l’anciuvé. Per di più è nero: altro chiaro indizio di colpevolezza. Di lui i cittadini sotto al gazebo, con mandato governativo, riescono a stabilire la provenienza: arriva dal Mali. Sarà rimpatriato (prova a fare vedere il permesso di soggiorno: “non serve più” gli dicono, “stai passeggiando in piazza, non va bene”). Tutto avviene in un attimo. Lo stesso tempo che si impiega ad alzare quel muro di lamiera. Un lampo nel tempo. L’anciuvé è fatto a pezzi etcetera etcetera; il bracciante è rinchiuso in un centro e rimpatriato; tirano fuori dal container in alto mare la tanica con i resti acidosi dell’anciuvé – pensate, uno che parlava l’antica lingua dei “nostri” posti scambiato per uno straniero, che beffa… scambiato, segato e sciolto nell’acido -; ma tempo e spazio coincidono a volte, si sa, e il bracciante arriva in Africa e subito riparte dall’Africa e naufraga in alto mare, poco lontano dalla nave che sta svuotando le taniche con i resti liquidi dei migranti di ignota provenienza; il liquido dell’anciuvé abbraccia e trasporta i resti del migrante morto affogato: vanno diritti, insieme, dentro uno dei noti cunicoli e precipitano nell’intercapedine intorno al centro infuocato della terra. Ma appena entrati non fanno la curva, non seguono l’onda del liquido di raffreddamento. Vanno, liquido e resti, doppio perfetto di barbari, amalgama di corpi mal-parlanti, proiettile più duro del diamante, vanno diritti a scalfire la parete raffreddata e aprono un varco nell’incendio chiuso al centro della terra. E il fuoco zampilla potente, perpendicolare all’onda centrifuga del macabro paraflu e buca la terra fino alla crosta, che pian piano fiorisce di crateri e falò.
Facciamo tutti attenzione a dove mettiamo i piedi.

X stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess” a Saluzzo, nel centro storico, in collaborazione con il Comitato Antirazzista Saluzzese

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X stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess”, realizzata in collaborazione con il Comitato Antirazzista Saluzzese

Domenica 16 giugno 2019, h 16.00 e h 18.00, ingresso libero
Piazza Castello 2, dehor del ristorante La Castiglia, Saluzzo (CN)

“STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess”
di e con Marco Gobetti

Cosa può succedere a un uomo che, a causa dei postumi di uno strano sogno, riesce solo più a parlare in piemontese, è di ritorno dal regno dei morti e – parendo a tutti sconosciuta la sua lingua – viene scambiato per un profugo?

Marco Gobetti prosegue la creazione su strada de “L’anciuvé suta prucess”, domenica 16 giugno 2019 alle h 16.00 e alle h 18.00, nel dehor del Ristorante La Castiglia, Piazza Castello 2, Saluzzo (CN) : la X stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess” è realizzata in collaborazione con il Comitato Antirazzista Saluzzese.

Il nostro Anciuvé si trova in una terra in cui la lingua che parla non è più ricordata da alcuno. A nulla vale il tentativo di spiegare agli uditori che il piemontese è nato proprio in quei luoghi, è parte – come lui e loro – di quella terra: per tutti, a parlare è uno straniero. Non avendo documenti e risultando quantomeno bizzarra la provenienza dichiarata, si stabilisce che è un migrante; in quanto tale è pericoloso e – secondo le più recenti disposizioni di legge – viene processato per direttissima in strada. Chi rifiuta l’Anciuvé, senza accorgersene, espelle un pezzo di sé.

Tutti possono sostenere “teatrosustrada.2018/19” con offerte libere o contributi “a premio”, grazie ai quali è pure possibile aggiudicarsi la possibilità di ospitare, dopo l’anteprima a Grenoble, la prima nazionale di “TEATRO DI RICICLO | 130 repliche de “Il nome della rosa”: http://sostieni.link/19359

Cos’è teatrosustrada.2018/19? : https://bit.ly/2MymjOi
Cos’è STRAD-RAMA | L’anciuvé suta prucess? : https://bit.ly/2wOznEu
Informazioni dirette: 347.0522739 o azionateempatieurbane@gmail.com

“STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess” avviene nell’ambito del progetto teatrosustrada.2018/19
realizzato da Compagnia Marco Gobetti
con il sostegno di Regione Piemonte e Produzioni dal basso
in collaborazione con
Université Grenoble Alpes – Master LEA pour la Section d’italien de l’Ufr Langue étrangères – Grenoble
COMAMICI – Comité des Amis de l’Institut Culturel Italien et Comité Dante Alighieri de Grenoble

 

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IX stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess” alla casa di riposo “San Giovanni Evangelista” di Villanova d’Asti (AT)

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Casa di riposo “San Giovanni Evangelista” – Villanova d’Asti (AT)

Mercoledì 5 giugno 2019

“STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess” – IX stanzialità

Compagnia Marco Gobetti, con il sostegno di
Produzioni dal Basso (http://sostieni.link/19359) e di Regione Piemonte

 

Cosa può succedere a un uomo che, a causa dei postumi di uno strano sogno, riesce solo più a parlare in piemontese, è di ritorno dal regno dei morti e – parendo a tutti sconosciuta la sua lingua – viene scambiato per un profugo?

Marco Gobetti prosegue la creazione de “L’anciuvé suta prucess”, con la IX stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess”, mercoledì 5 giugno 2019, h 15.00, presso la Casa di riposo “San Giovanni Evangelista” di Villanova d’Asti.

Tutti sono invitati alla scrittura pubblica, che intende nascere e svilupparsi empaticamente su strada – e in circoli, librerie, case di riposo, scuole, centri di incontro e in qualunque “luogo” – con il coinvolgimento paritario di pubblico, attori, registi, drammaturghi.

Il nostro Anciuvé si trova in una terra in cui la lingua che parla non è più ricordata da alcuno. A nulla vale il tentativo di spiegare agli uditori che il piemontese è nato proprio in quei luoghi, è parte – come lui e loro – di quella terra: per tutti, a parlare è uno straniero. Non avendo documenti e risultando quantomeno bizzarra la provenienza dichiarata, si stabilisce che è un migrante; in quanto tale è pericoloso e – secondo le più recenti disposizioni di legge – viene processato per direttissima.
Chi rifiuta l’Anciuvé, senza accorgersene, espelle un pezzo di sé.

Tutti possono sostenere “teatrosustrada.2018/19”; con offerte libere o contributi “a premio”, mirati a costruire stanzialità di “STRAD-RAMA | L’anciuvé suta prucess” e la scrittura in corso di “TEATRO DI RICICLO | 130 repliche de “Il nome della rosa”: http://sostieni.link/19359
Le offerte, come la presenza all’esperimento spettacolare, sono assolutamente libere.
Cos’è teatrosustrada.2018/19? : https://bit.ly/2MymjOi
Cos’è STRAD-RAMA | L’anciuvé suta prucess? : https://bit.ly/2wOznEu
Informazioni dirette: 347.0522739 o azionateempatieurbane@gmail.com

Scegli il tuo premio e sostieni teatrosustrada.2018/19!

VIII stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess” alla casa di riposo “P. M. Cirincione” di Rocca d’Arazzo (AT)

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Casa di riposo “P. M. Cirincione” – Rocca d’Arazzo (AT)

Martedì 4 giugno 2019, h 16.00

“STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess” – VIII stanzialità

Compagnia Marco Gobetti, con il sostegno di
Produzioni dal Basso (http://sostieni.link/19359) e di Regione Piemonte

 

Cosa può succedere a un uomo che, a causa dei postumi di uno strano sogno, riesce solo più a parlare in piemontese, è di ritorno dal regno dei morti e – parendo a tutti sconosciuta la sua lingua – viene scambiato per un profugo?Marco Gobetti prosegue la creazione de “L’anciuvé suta prucess”, con la VIII stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess”, martedì 4 giugno 2019, h 15.00, presso la Casa di riposo “P.M. Cirincione” di Rocca d’Arazzo.

Tutti sono invitati alla scrittura pubblica, che intende nascere e svilupparsi empaticamente su strada – e in circoli, librerie, case di riposo, scuole, centri di incontro e in qualunque “luogo” – con il coinvolgimento paritario di pubblico, attori, registi, drammaturghi.

Il nostro Anciuvé si trova in una terra in cui la lingua che parla non è più ricordata da alcuno. A nulla vale il tentativo di spiegare agli uditori che il piemontese è nato proprio in quei luoghi, è parte – come lui e loro – di quella terra: per tutti, a parlare è uno straniero. Non avendo documenti e risultando quantomeno bizzarra la provenienza dichiarata, si stabilisce che è un migrante; in quanto tale è pericoloso e – secondo le più recenti disposizioni di legge – viene processato per direttissima.
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Tutti possono sostenere “teatrosustrada.2018/19”; con offerte libere o contributi “a premio”, mirati a costruire stanzialità di “STRAD-RAMA | L’anciuvé suta prucess” e la scrittura in corso di “TEATRO DI RICICLO | 130 repliche de “Il nome della rosa”: http://sostieni.link/19359
Le offerte, come la presenza all’esperimento spettacolare, sono assolutamente libere.
Cos’è teatrosustrada.2018/19? : https://bit.ly/2MymjOi
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VI stanzialità – lunedì 27 maggio 2019 – “STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess” al Liceo scientifico Albert Einstein di Torino

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Liceo scientifico Albert Einstein, Torino
lunedì 27 maggio 2019, h 9.00
“STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess” – VI stanzialità
Compagnia Marco Gobetti, con il sostegno di
Produzioni dal Basso (http://sostieni.link/19359) e di Regione PiemonteCosa può succedere a un uomo che, a causa dei postumi di uno strano sogno, riesce solo più a parlare in piemontese, è di ritorno dal regno dei morti e – parendo a tutti sconosciuta la sua lingua – viene scambiato per un profugo?

 

Marco Gobetti prosegue la creazione de “L’anciuvé suta prucess”, con la quinta stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess”, lunedì 27 maggio, presso il Liceo Einstein di Torino – Ingresso libero

Tutti sono invitati alla scrittura pubblica, che intende nascere e svilupparsi empaticamente su strada – e in circoli, librerie, case di riposo, scuole, centri di incontro e in qualunque “luogo” – con il coinvolgimento paritario di pubblico, attori, registi, drammaturghi.

Il nostro Anciuvé si trova in una terra in cui la lingua che parla non è più ricordata da alcuno. A nulla vale il tentativo di spiegare agli uditori che il piemontese è nato proprio in quei luoghi, è parte – come lui e loro – di quella terra: per tutti, a parlare è uno straniero. Non avendo documenti e risultando quantomeno bizzarra la provenienza dichiarata, si stabilisce che è un migrante; in quanto tale è pericoloso e – secondo le più recenti disposizioni di legge – viene processato per direttissima.
Chi rifiuta l’Anciuvé, senza accorgersene, espelle un pezzo di sé.

Tutti possono sostenere “teatrosustrada.2018/19”; con offerte libere o contributi “a premio”, mirati a costruire stanzialità di “STRAD-RAMA | L’anciuvé suta prucess” e la scrittura in corso di “TEATRO DI RICICLO | 130 repliche de “Il nome della rosa”: http://sostieni.link/19359
Le offerte, come la presenza all’esperimento spettacolare, sono assolutamente libere.
Cos’è teatrosustrada.2018/19? : https://bit.ly/2MymjOi
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Grenoble (Francia) – 10 maggio 2019 – Prima stanzialità di “TEATRO DI RICICLO – 130 repliche de Il nome della rosa”

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COMAMICI / Comité Dante Alighieri de Grenoble
7 avenue Félix Viallet GRENOBLE
(code entrée porte immeuble : P)

Venerdì 10 maggio 2019, h 18.00, ingresso libero

TEATRO DI RICICLO – 130 repliche de “Il nome della rosa”
Prima stanzialità

Realizzata da Compagnia Marco Gobetti in collaborazione con
Université Grenoble Alpes – Master LEA pour la Section d’italien de l’Ufr Langue étrangères – Grenoble
e
COMAMICI – Comité des Amis de l’Institut Culturel Italien et Comité Dante Alighieri de Grenoble
nell’ambito del progetto teatrosustrada.2018/19, con il sostegno di Regione Piemonte e sostenibile tramite Produzioni dal Basso (http://sostieni.link/19359)

Il “riciclo” del teatro già stato non intende essere surrogato del teatro stesso; bensì concentrato rarefatto, essenza che ne sublima la mobile immanenza, la magia: l’”altrove rimanendo”. Travaso di generi, base concreta per l’utopia.

In questa sua sessione, nell’ambito di teatrosustrada.2018/19, il “teatro di riciclo” propone l’evocazione di 130 repliche, a cura di Marco Gobetti, uno degli attori che a esse prese parte: le 130 repliche de “Il nome della rosa” in molti teatri d’Italia nella stagione 2017/18.
Non si tratta di raccontarle tutte, con tutto ciò che in sei mesi di tournée è successo. Non se ne fa insomma un diario.
Cosa evoca dunque, questa sessione di teatro di riciclo?
Evoca un filo sottile ma dirompente, l’ineffabile prezioso: ciò che mai si sarebbe potuto pensare che potesse accadere in quei sei mesi. Ciò che incredibilmente è avvenuto e, davvero, non si dovrebbe dire. Perché va ben oltre la storia nota, la verità comune. Certo la verità – insieme alla costruzione del falso che la mina – è uno dei temi portanti de “Il nome della rosa” di Umberto Eco: era inevitabile che, recitandone delle parti per 130 repliche, nascessero verità indicibili.
Una, in particolare. Che porta pesantemente altrove attori e pubblico: che ci precipita in un contemporaneo sconosciuto, dove lo scibile presente contamina misteriosamente quello dell’antica abbazia. E viceversa. Una verità che mai si dovrebbe dire, appunto. Un sacrosanto, chiarissimo scandalo.

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V stanzialità | Martedì 12 febbraio 2019 | “STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess” all’Unione culturale Franco Antonicelli di Torino

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Unione culturale Franco Antonicelli, Via Cesare Battisti 4, Torino
martedì 12 febbraio 2019, h 21.00
“STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess” – V stanzialità
Compagnia Marco Gobetti, con il sostegno di
Produzioni dal Basso (http://sostieni.link/19359) e di Regione PiemonteCosa può succedere a un uomo che, a causa dei postumi di uno strano sogno, riesce solo più a parlare in piemontese, è di ritorno dal regno dei morti e – parendo a tutti sconosciuta la sua lingua – viene scambiato per un profugo?

Marco Gobetti prosegue la creazione de “L’anciuvé suta prucess”, con la quinta stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciuvé suta prucess”, martedì 12 febbraio 2019, h 21.00, presso l’Unione culturale Franco Antonicelli, Via Cesare Battisti 4, Torino – Ingresso libero

Tutti sono invitati alla scrittura pubblica, che intende nascere e svilupparsi empaticamente su strada – e in circoli, librerie, case di riposo, scuole, centri di incontro e in qualunque “luogo” – con il coinvolgimento paritario di pubblico, attori, registi, drammaturghi.

Il nostro Anciuvé si trova in una terra in cui la lingua che parla non è più ricordata da alcuno. A nulla vale il tentativo di spiegare agli uditori che il piemontese è nato proprio in quei luoghi, è parte – come lui e loro – di quella terra: per tutti, a parlare è uno straniero. Non avendo documenti e risultando quantomeno bizzarra la provenienza dichiarata, si stabilisce che è un migrante; in quanto tale è pericoloso e – secondo le più recenti disposizioni di legge – viene processato per direttissima.
Chi rifiuta l’Anciuvé, senza accorgersene, espelle un pezzo di sé.

Tutti possono sostenere “teatrosustrada.2018/19”; con offerte libere o contributi “a premio”, mirati a costruire stanzialità di “STRAD-RAMA | L’anciuvé suta prucess” e la scrittura in corso di “TEATRO DI RICICLO | 130 repliche de “Il nome della rosa”: http://sostieni.link/19359
Le offerte, come la presenza all’esperimento spettacolare, sono assolutamente libere.
Cos’è teatrosustrada.2018/19? : https://bit.ly/2MymjOi
Cos’è STRAD-RAMA | L’anciuvé suta prucess? : https://bit.ly/2wOznEu
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STRAD-RAMA / LEZIONI RECITATE

 

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Il TEATRO PROVVIDENZA
presenta

STRAD-RAMA / LEZIONI RECITATE
della Compagnia Marco Gobetti

Come nasce uno spettacolo?
Come muta un testo nel rapporto fra attore, drammaturgo e pubblico?
Cos’è una lezione recitata?
Venite a scoprire “i meccanismi del teatro”!
Continua l’intersezione tra il progetto Lezioni Recitate e il progetto STRAD-RAMA e nasce l’incontro con il Teatro Provvidenza​!

Dai 14 ai 99 anni: per tutta la cittadinanza, per gli studenti superiori e universitari e per gli insegnanti
Ingresso libero

Tutti i mercoledì ore 19.30 – Teatro Provvidenza | Via Asinari di Bernezzo 34/a, Torino, info e prenotazioni 3460719857 info@teatroprovvidenza.it

– mercoledì 14/11/18 h 19.30 – Prova pubblica di EMILIO LUSSU E LA GRANDE GUERRA – Il romanzo inevitabile dell’antifascismo italiano (storia) – LEZIONE RECITATA (in repertorio) – di Leonardo Casalino, con Marco Gobetti

– mercoledì 21/11/18 h 19.30 – Prova pubblica di ARMARE IL CONFINE – Chiudere le frontiere per aprirsi al conflitto: retorica e propaganda dalle trincee ai tempi di Frontex (antropologia) – LEZIONE RECITATA (in repertorio) – di e con Anna Delfina Arcostanzo

– mercoledì 28/11/18 h 19.30 – Scrittura pubblica di LO SPECCHIO D’ARGENTO DI ARTHUR CONAN DOYLE. Dall’occulto al fantastico (letteratura) – LEZIONE RECITATA (in corso di progettazione) di e con Franco Pezzini, con la collaborazione di Anna Delfina Arcostanzo, Diego Coscia, Marco Gobetti, Beppe Turletti, Marta Zotti

– mercoledì 5/12/18 h 19.30 – Prova pubblica di LA SCOPERTA DELL’ANTICHITA’ DELL’UOMO (archeologia) – LEZIONE RECITATA (in repertorio) di Valentina Cabiale, con Marco Gobetti

– mercoledì 12/12/18 h 19.30 – Prova pubblica di CAMILLA RAVERA – Uniformare la vita a una convinzione (storia) – LEZIONE RECITATA (in repertorio) di Leonardo Casalino, con Marta Zotti

– mercoledì 19/12/18 h 19.30 – Prova pubblica di VITTORIO FOA – Pensare il mondo con curiosità (storia) – LEZIONE RECITATA (in repertorio) di e con Leonardo Casalino, con Diego Coscia

 

IV stanzialità | Giovedì 6 dicembre 2018 | “STRAD-RAMA – L’anciové sota process” al Molo di Lilith di Torino

La stanzialità precedente: notifica, diario

Cosa può succedere a un uomo che, a causa dei postumi di uno strano sogno, riesce solo più a parlare in piemontese, è di ritorno dal regno dei morti e – parendo a tutti sconosciuta la sua lingua – viene scambiato per un profugo?

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Il nostro Anciové si trova in una terra in cui la lingua che parla non è più ricordata da alcuno. A nulla vale il tentativo di spiegare agli uditori che il piemontese è nato proprio in quei luoghi, è parte – come lui e loro – di quella terra: per tutti, a parlare è uno straniero. Non avendo documenti e risultando quantomeno bizzarra la provenienza dichiarata, si stabilisce che è un migrante; in quanto tale è pericoloso e – secondo le più recenti disposizioni di legge – viene processato per direttissima.
Chi rifiuta l’Anciové, senza accorgersene, espelle un pezzo di sé.

Marco Gobetti prosegue la creazione e la scrittura de “L’anciové sota process”, con la quarta stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciové sota process”, presso il Molo di Lilith, via Cigliano 7, Torino, giovedì 6 dicembre 2018 alle h 21.30.

Tutti sono invitati alla scrittura pubblica, che intende nascere e svilupparsi empaticamente su strada – e non solo – con il coinvolgimento paritario di pubblico, attori, registi, drammaturghi.

Tutti possono sostenere “teatrosustrada.2018/19”; con offerte libere o contributi “a premio”, mirati a costruire stanzialità di “STRAD-RAMA | L’anciové soto process” e la scrittura in corso di TEATRO DI RICICLO | 130 repliche de “Il nome della rosa”: http://sostieni.link/19359
Le offerte, come la presenza all’esperimento spettacolare, sono assolutamente libere.
Cos’è teatrosustrada.2018/19? : https://bit.ly/2MymjOi
Cos’è STRAD-RAMA | L’anciové soto process? : https://bit.ly/2wOznEu
Informazioni dirette: 347.0522739 o azionateempatieurbane@gmail.com

Diario della terza stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciové sota process” (7 ottobre 2018, Caraglio)

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DATI PRATICI
Data e luogo: 22/09/2018, Filatoio di Caraglio (CN)
Durata stanzialità: 1 ora
Spettatori: 100 circa costanti
Crowdfunding: replica sostenuta e ottenuta dall’Associazione Contardo Ferrini, con contributo “a premio”
Stanzialità precedente: notifica, diario

RICHIAMO ALLO SPIRITO DEL PROGETTO
Tutti sono invitati alla sperimentazione, che intende nascere e svilupparsi empaticamente su strada – e non solo – con il coinvolgimento paritario di pubblico, attori, registi, drammaturghi: dettagli

DIARIO
Questa volta il diario della stanzialità inizia dal fondo: da ciò che il pubblico ha scritto sul quaderno e ha “detto” all’anciové.

FRASI CHE L’ANCIOVE’ HA RACCOLTO CON IL REGISTRATORE NEL TASCHINO:
– Ti voglio chiedere una cosa. Mi devi dire come ti chiami. Perché Anciové, sì, va be’. Ma io avrei bisogno di un nome.
– Non capisco perché sei venuto a disturbarci in questo posto dove siamo tutti della stessa etnia. E tu, non ti capiamo cosa stai dicendo.
– Qual era la ninna nanna che ti raccontava tua madre? Come faceva?
FRASI SCRITTE DAL PUBBLICO SUL QUADERNO:
– Perché sì? Perché sì? Quale sarebbe il tuo modo di dire sì? E non mentire, non dire .. … la morte.
– Bravo “anciué”, un modo geniale per aprire la mente.
– Immagino che l’anciové ritorni dalla terra insieme ai morti senza nome, guidando un esercito pacifico di donne e uomini in rivolta; in questa ciurma tutti parlano le lingue delle “minoranze contro l’Impero”. E alla Fine i morti diventano vivi e i vivi si rivelano morti.
– E se l’acciugaio riuscisse ad organizzare tutti i morti vittime della non accettazione della diversità e potesse a questo punto cambiare la storia ed eliminare l’odio per il diverso e quei governanti che avevano redatto il decreto della vergogna? Il sogno e la realtà possono diventare una cosa sola!

Una stanzialità intensa, ricca di empatia e scambio emotivo.
C’è una frase, fra quelle raccolte dall’anciové, che mi ha fatto accapponare la pelle: “Non capisco perché sei venuto a disturbarci in questo posto dove siamo tutti della stessa etnia. E tu, non ti capiamo cosa stai dicendo”. Fa accapponare la pelle anche per “come” è stata detta, ecco l’audio.
A parlare – lo sentite – è un signore di una certa età, che ha un chiarissimo accento piemontese e che – fra le possibilità da me proposte – sceglie di mettersi in scena come “cittadino del gazebo”, che processa il presunto migrante. Nello scambiare per straniera la lingua – a lui ben nota, come denuncia l’accento – dell’anciové, incarna perfettamente la contraddizione di chi, rifiutando l'”altro da sé”, espelle un pezzo di sé: concetto fondante dei temi di questa nostra avventurosa ricerca drammaturgica.
Vale la pena, tenendo a mente questa suggestione e l’audio del “giudice” – ne ricordo, tra l’altro, anche la figura, lo vedo avvicinarsi e parlare all’orecchio dell’anciové: un uomo alto, corpulento, con i capelli bianchissimi -; vale la pena, scrivevo, tracciare la sintesi di quanto avvenuto nella stanzialità caragliese.

Leggo l’incipit di “le opere e i giorni” di Esiodo, in greco antico. / Dichiaro l’autore / Leggo la poesia “Catastrofe” di Amilcare Solferini, in piemontese / Dichiaro l’autore: cenni sulla sua vita e sulla morte (fece harakiri in piazza Castello, a Torino) / Confronto fra le due lingue / Creazione di terreno di conoscenza/ricordo comune, tramite il racconto della nascita del “mestiere dell’anciové” / Variazione rispetto al reale, astrazione utile: l’anciové in scena è un “anciové sota sal” / racconto della sua vicenda (sino all’incontro con i morti), con ampliamento del particolare della filastrocca “inutile” che racconta alla gente prima di trovare l’argomento utile (i principi fondamentali della Costituzione): gliela racconta sua madre, cui è stata tramandata da suo nonno, cui la tramandò il bisnonno… e così via / Riaggancio dialettico al confronto fra il greco antico e il piemontese, evidenziandone l’importanza per comprendere ciò che accadrà all’anciové quando tornerà “qui”, provenendo dal regno dei morti / Lascio volutamente l’immagine sospesa, chiedendo al pubblico di attenderla: prima di evocarla devo fare altro / Dichiarazione della totale ignoranza di cosa farò subito dopo e della costruzione in itinere della storia / Spiegazione dell’azione, a partire dal “modo” in cui è stata evocata la prima puntata della storia dell’anciové (spettacolo con scenografia importante – sei quintali di sale – e articolato uso della luminotecnica)  / Evocazione del dramma in cui si trova l’anciové giungendo dal regno dei morti: gazebo con i cittadini che processano, identificazione dei migranti, espulsione o omicidio a seconda che si stabilisca o no la provenienza esatta (motoseghe, taniche di acido) / Rischio da parte dell’anciové che, interrogato, dice di giungere dal regno dei morti: sperimentazione, con un nuovo pubblico, del meccanismo del dislivello di conoscenza / Giungo a evocare il “rimpatrio nel deserto” / Torno alla struttura: cito i brani letterari ispiranti le stanzialità precedenti, sino ad arrivare al brano di Salgari tratto da “I naviganti della Meloria” / Richiamo al concetto che “tutto riguarda tutti” e che il pericolo ci accomuna / Richiamo alle parole precise di Salgari: “Internare nel deserto” / Ritorno alla vicenda dell’anciové: sarà segato a pezzi, disfatto nell’acido e buttato in mare / Immagine dell’intercapedine piena di acqua salata intorno al centro della terra / Ribaltamento dell’immagine del luogo in cui l’anciové ha incontrato i morti / Arrivo dell’anciové liquefatto nell’intercapedine, attraverso uno dei tanti tunnel sotto il mare / Rotazione nell’intercapedine di tutti i morti, incluso l’anciové / Chiedo che ora è, spiegando che mi serve saperlo per capire cosa fare / Recito il testo in versi, in piemontese, che racconta la nascita dell’anciové tramite il sogno / Cosa succede al corpo di un uomo – vivo o morto – quand’è sotto sale? “Cosa capita a un uomo “in cui il sale entra”? / Racconto in piemontese, sino alla contestualizzazione della schiera di morti nella “nuova vicenda” (tunnel, acido, motoseghe, viaggio delle taniche su tir e navi, rovesciamento del liquido in mare, viaggio nei tunnel, ri-materializzazione dei morti sulla gradinata, pronti ad aspettare il vivo che giunge a interloquire, mentre l’acqua gira nell’intercapedine e raffredda il fuoco al centro della terra) / Lettura in piemontese di tutto l’incontro con i morti, sino a “Basta ‘l perfum” / Dubbio se concludere con l’incontro tra il Grande Inquisitore e Cristo, con la nota domanda cruciale: decido di non farlo, di rimandare la citazione di Dostoevskij / Invito a scrivere sul quaderno e a porre domande all’Anciové /.
Sin qui, il diario di quella giornata.

Vi invito ora a riascoltare insieme a me la domanda del nostro “giudice”: eccola.

E ora – è un invito – andiamo a rileggere insieme il passo in cui Dostoevskij racconta dell’incontro fra il Grande Inquisitore e Cristo; solo dopo potremo rileggere le altre domande e osservazioni del pubblico, all’inizio di questa pagina di diario.

A Caraglio è stato gettato un seme prezioso per la prossima stanzialità di “STRAD-RAMA – L’anciové sota process”: presto, l’annuncio di data e luogo!